Fatti di cronaca con bambini picchiati, aggrediti, fatti oggetto di violenza, trascurati, dimenticati dai genitori che si lasciano catturare dai propri conflitti, fanno parte purtroppo delle nostre storie quotidiane. Ci parlano dei nostri bambini. Ho scritto nostri bambini, come se i bambini appartenessero a qualcuno, magari a noi adulti, ai genitori che li hanno messi al mondo. Ma i bambini non appartengono. I bambini sono. E non sono di qualcuno. Essi sono per loro stessi. Essi appartengono alla Vita.
E a noi, gli adulti, essi vengono affidati perché sappiamo custodirli e prendercene cura. Esser loro vicini finchè non saranno in grado di camminare da soli, con le loro gambe, lungo i sentieri che li attendono.
Purtroppo però, a volte siamo vittime di un pensiero povero e ristretto, ci capita di avere uno sguardo corto e miope, che ci fa vedere soltanto il nostro bambino pronti a difenderlo da chiunque: perfino dagli insegnanti, quando capita che qualcuno di loro richiami o rimproveri il figlio nostro.
Spesso ci sono insegnanti che si trovano prigionieri di certi genitori! Se qualche tempo fa il richiamo di un insegnante veniva non solo accolto, ma addirittura rafforzato dal richiamo dei genitori, oggi tanto spesso capita che i genitori “aggrediscano” l’insegnante che ha osato fare un’osservazione al loro amato figlioletto. Uno sguardo così corto ci impedisce di avere quella buona e giusta distanza che ci permetta di attivare le correzioni necessarie ad un sano sviluppo; uno sguardo così miope ci porta a non accorgerci che al mondo ci sono anche altri bambini: noi diciamo “i bambini degli altri”. Ci porta a vivere come se una volta che stiamo bene noi e i nostri figli, stanno bene tutti e che agli altri ci pensino gli altri! E senza accorgerci diventiamo indifferenti alle situazioni di disagio che possono incontrare i bambini. Quelli che non sono nostri. Succede cosi che un bambino che a scuola ha un ritmo di apprendimento più lento non ci piace che stia nella stessa classe di nostro figlio perché così “fa rallentare tutta la classe”; così pure un bambino con difficoltà di comportamento o iperattivo. Figuriamoci poi se ci viene in mente di invitarlo a casa nostra o di accompagnare il nostro bambino a casa di quel compagno!
Ma siamo proprio sicuri che il fenomeno del bullismo appartenga solo ai bambini/ragazzini? Spesso capita che genitori “addestrino”i loro figli a riferire loro le malefatte del “cattivo della classe”, esigendo poi che venga punito. E quale migliore punizione possiamo escogitare noi adulti, presi come siamo dal compito di difendere i nostri bambini? Una volta il criminale era messo alla gogna. Esposto nella piazza pubblica, tutti dovevano vederlo e vedere che razza di persona fosse: gli mettevano perfino un cartello con su scritti i suoi crimini. E oggi? Oggi noi siamo più civili, non incateniamo più una persona al giogo né la mandiamo in giro con cartelli appiccicati addosso. Civili magari si, ma in fondo non tanto diversi. Succede spesso che gli altri genitori si attivino, a protezione dei loro figli, con due soluzioni. Prima di tutto istruiscono bene i propri figli proibendo loro di stare con “quel”bambino, sia a scuola sia fuori. Poi, armati di tanta “saggezza e attenzione” verso i bambini, utilizzano i Social network per continuare la loro crociata contro quel bambino e la sua famiglia.
La gogna di Facebook ad esempio, non si limita alla piazzetta del paese: essa è molto più potente, si espande a macchia d’olio. E spesso non sono i bambini a farlo, ma sono gli adulti: i genitori degli altri bambini. Mi chiedo che esempio, quindi che educazione, stiano offrendo questi ai propri figli quando essi per primi sono cosi giudicanti verso un bambino della stessa età del figlio e verso la sua famiglia, alimentandone l’isolamento e l’emarginazione. Cosa direbbero se gli altri lo facessero con il loro bambino? Se tra vent’anni il nostro bambino sarà un giovane adulto, non dovrà egli vivere insieme con quelli che oggi sono bambini come lui? Perché allora non allargare il nostro sguardo e scoprire che essere attenti anche ai bambini degli altri significa in realtà essere ancora più attenti al nostro?
I figli non sono una proprietà privata, come una macchina o un telefonino: quindi io mi guardo il mio e del tuo non voglio sapere niente.
I figli, tutti i figli, sono i figli della Vita! E noi adulti sappiamo davvero guardare con gli occhi della Vita?
I vostri figli non sono figli vostri…sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi. Dimorano con voi, ma non vi appartengono…
K.Gibran
5 agosto 2015
Dott.ssa Valentina Donzelli
Psicologa- Psicoterapeuta
Servizio Liberamente Cooperativa il Millepiedi