Quando parliamo di disturbi alimentari dobbiamo tener conto che si tratta di una problematica complessa con componenti biologiche, psicologiche e culturali caratterizzate dall’alterazione del rapporto con il cibo e con il proprio corpo.
I disturbi alimentari possono essere letti come il tentativo di utilizzare l’assunzione del cibo e il controllo del cibo e del peso per risolvere conflitti emotivi non evidenti o difficoltà che di fatto non hanno nulla a che vedere con il cibo e con il peso.
Sono una sorta di soluzione esteriore e concreta ad un’inquietudine interna.
I disturbi alimentari, che d’ora in poi abbrevierò con la sigla DCA, e i loro sintomi evidenti,sono solo la punta di un iceberg di una situazione emotiva compromessa. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e sono diffusi soprattutto tra le ragazze.
Anche in età più precoce si possono verificare delle difficoltà legate all’alimentazione.
Il bambino conosce il mondo attraverso il corpo e l’alimentazione è un modo in cui entra in relazione con gli altri che permette la maturazione affettiva.
Attraverso l’alimentazione vengono soddisfatti vari tipi di bisogni emotivi e di accudimento.
Quando parliamo di disturbi alimentari ci riferiamo in particolar modo ad anoressia, bulimia e al binge-eating, cioè al mangiare compulsivo che nella maggior parte dei casi porta all’obesità.
A differenza dalla bulimia dove normalmente sono presenti pratiche di eliminazione, il binge-eating è caratterizzato esclusivamente dal mangiare compulsivo e la conseguenza dell’obesità è inevitabile.
Dal punto di vista psicoanalitico si parla di disturbo anoressico/bulimico, considerando il fenomeno come due facce della stessa medaglia: la fase anoressica caratterizzata dalla restrizione alla quale si alterna la fase di assunzione compulsiva del cibo. Se parliamo di criteri diagnostici facendo riferimento al DSM IV che è uno dei manuali di diagnostica più utilizzati, alla voce disturbi alimentari, troviamo una classificazione molto specifica e dettagliata.
Nella maggior parte dei casi le anoressie restrittive pure sono situazioni abbastanza rare.
Solitamente sono alternate a momenti di abbuffata ed è per questo che si parla di fenomeni anoressico/bulimici.
Che cosa determina l’insorgenza di un disturbo alimentare o fa si che comportamenti alimentari problematici dell’infanzia si trasformino in disturbo del comportamento alimentare in età adulta?
Le cause sono spesso difficili da individuare in quanto non c’è un solo fattore responsabile dell’insorgenza di questo tipo di disturbo. Sembra che fattori sociali, psicologici e fisici interagiscono nel determinare la genesi di un disturbo del comportamento alimentare.
D’altra parte i fattori che possono portare l’insorgenza del disturbo del comportamento alimentare non sempre sono gli stessi che contribuiscono al mantenimento del problema.
Sono state individuate principalmente tre tipi di cause che facilitano l’insorgenza di un disturbo alimentare:fattori biologici, psicologici e socio-culturali
Per quanto riguarda i fattori biologici sono state fatte numerose ricerche circa la possibilità che eventuali anormalità biologiche siano alla base dello sviluppo dei disturbi del comportamento alimentare.
I fattori che sono stati presi in considerazione sono:
o il rallentamento dello svuotamento dello stomaco
o un’eventuale deficit a livello del sistema endocrino specialmente delle ghiandole che regolano l’appetito attraverso la secrezione dei vari ormoni.
o mancanza di alcune sostanze nutritive vitali come lo zinco e il magnesio
o un lieve danno in una piccola regione del cervello che potrebbe non permettere il riconoscimento dei messaggi inviati dal resto del corpo.
Tra i fattori psicologici dobbiamo valutare alcuni aspetti.
Nelle persone che sviluppano un disturbo del comportamento alimentare si sono potuti individuare tratti del carattere comuni che spesso sono evidenziabili molto prima che il problema alimentare vero e proprio si presenti.
Sentimenti di inadeguatezza e scarso valore sono frequenti tra chi ha problemi alimentari.
La persona presenta la tendenza a migliorarsi costantemente, non si accontenta mai dei risultati raggiunti, si pone delle mete irraggiungibili sperimentando ripetuti fallimenti nella continua ricerca della perfezione. Il perfezionismo tende ad influenzare tutti gli aspetti della sua vita.
Anche il pensiero dicotomico “tutto o nulla”, è una caratteristica frequente.
Queste persone tendono a vedere le cose come bianche o nere, ad esempio possono classificare i giorni come buoni o cattivi, si sentono di avere un totale controllo o di essere senza controllo, considerano i cibi come pericolosi o innocui. Tale modalità di pensiero tende a permeare ogni cosa, non solo il cibo, e spesso questo fenomeno è associato alla caratteristica del perfezionismo.
Altra caratteristica, che permette la diagnosi di un DCA, è la distorsione della percezione del proprio corpo. Quasi sempre il corpo o alcune parti del corpo sono percepite come grosse anche quando sono molto magre e questa percezione distorta è autentica
La difficoltà a controllare gli impulsi e di conseguenza il ricorso alle abbuffate per allentare la tensione dello stress e dello stretto controllo dell’impulsività attraverso i digiuni e le restrizioni alimentari,sono altri tratti che accomunano questo tipo di disturbo.
Altri elementi che dobbiamo tenere in considerazione sono i fattori socio-culturali.
E’ riconosciuto che la maggior parte dei DCA, in particolar modo l’anoressia nervosa, sono maggiormente frequenti in società ad alto livello socio-economico,al contrario nei paesi dove il cibo è scarso i disturbi alimentari sono piuttosto rari.
Si nota con interesse come persone che migrino da nazioni poco industrializzate verso quelle più ricche sviluppano esse stesse o i loro figli dei disturbi alimentari.
Dott.ssa Annamaria Albani
Servizio di psicologia Liberamente Cooperativa Sociale Il Millepiedi