Il neonato, immerso nel suo ambiente linguistico, apprende per sola esposizione, in modo spontaneo, naturale e geneticamente predisposto, i suoni e le regole appartenenti alla propria lingua madre.
Lo sviluppo del linguaggio segue tappe evolutive regolari, il cui ritmo progressivo, però, può variare notevolmente da un bambino all’altro.
Il Ritardo del Linguaggio Semplice si verifica quando i bambini presentano le tappe dello sviluppo linguistico in ritardo, in assenza di deficit cognitivo, uditivo o neurologico.
Gli indicatori di tale ritardo sono:
– produzione di meno di 10 parole fra i 18 e i 24 mesi
– produzione di meno di 50 parole fra i 24 e i 36 mesi
– assenza fra i 24 e i 36 mesi della frase combinatoria (unione di più parole: es. prendi palla, bimbo mangia).
La comprensione del linguaggio si sviluppa prima della capacità di produzione del linguaggio, per questo motivo i bambini, anche se non riescono ad esprimersi correttamente, dimostrano di capire tutto ciò che l’adulto esprime.
Questi bambini, definiti in anglossassone, “late talkers” (parlatori tardivi), presentano una scarsa lallazione (pa-pa, la-la), un repertorio fonetico ristretto (mancano i suoni più complicati come s, r, gli) e un ritardo fonologico nella produzione lessicale.
Alcuni di questi bambini vanno incontro ad un recupero spontaneo intorno ai 3 anni e vengono perciò definiti “late bloomers” (bambini che sbocciano in ritardo). Rimane, però, una percentuale di bambini che a 4-5 anni continua a manifestare un ritardo nello sviluppo linguistico, mantenendo un linguaggio tipico del bambino più piccolo, con la presenza di errori atipici e spesso con difficoltà sia fonologiche (legate ai suoni) sia di morfosintassi (legate alla costruzione della frase, come l’omissione degli articoli). A questa età si parla di Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL) ed è consigliato l’intervento logopedico.
Il TRATTAMENTO
La valutazione logopedica permette il riconoscimento precoce di un ritardo del linguaggio e quindi la possibilità di intervenire tempestivamente con il trattamento per:
- stimolare la produzione dei suoni più complicati,
- impostare i suoni assenti,
- ampliare la produzione lessicale,
- ampliare la struttura della frase.
L’obiettivo è di ristabilire l’equilibrio comunicativo del bambino con i coetanei e gli adulti del suo ambiente.
Dopo i tre anni, infatti, il bambino comincia a percepire la sua difficoltà ad esprimersi e diventa consapevole di non essere sempre compreso. Il trattamento è rivolto anche a sostenere il genitore, mirando a promuovere gli stili comunicativi più appropriati per stimolare il linguaggio del proprio figlio.
Qualche consiglio sullo stile comunicativo
COSA FARE
- Rallenta la velocità con cui parli solitamente
- Assicurati che tuo figlio ti guardi mentre gli parli, è importante che osservi i movimenti della tua bocca
- Quando tuo figlio ti parla aspetta che finisca, senza interromperlo, anticiparlo, o suggerire le parole
- Riformula correttamente le parole che ha sbagliato (vedi immagine)
- Riformula la frase che tuo figlio ha detto aggiungendo qualche parola nuova
COSA NON FARE
- Non fingere di non capire per far “sforzare” il bambino. Non è la soluzione corretta: aumenta la consapevolezza di essere inadeguato e genera frustrazione
- Non anticiparlo quando parla, completando le parole o le frasi al posto suo
- Non interromperlo dicendogli che avete già capito
- Non chiedere di ripetere la parola sbagliata, è sufficiente riformularla correttamente